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And Just Like That...

marzo 25, 2022

Io Sex and The City -la serie- l'ho visto mille volte. So citare interi spezzoni, riconosco ogni scena e, soprattutto, ogni abito. La gonna tutù l'ho sempre voluta.    


Saggiamente, non la trascinarono all'infinito e gli diedero una fine degna- e molto "normalizzante". Molto meno saggiamente sono poi arrivati i film (l'ultimo mi sono rifiutata di guardarlo). 

Quando è stata annunciata la nuova serie, ho sentito il mio cuore spezzarsi. Non gli bastava aver rovinato una parte fondamentale della mia formazione televisivo-sentimentale al cinema. No, loro dovevano rovinarmi anche la serie. Maledetti.




Ho visto la prima puntata carica di pregiudizi trovandola forzata nei tempi, nelle battute, nei personaggi e- soprattutto- nel finale.  

Ho amato l'ultima puntata moltissimo e ci ho trovato un mio nuovo mantra personale (spoiler alert: è una frase di Miranda. E finché non la pronuncia è quella che più detesto in questa serie. Vedi tu la vita) 





Credo che questo cambiamento sia dovuto a due fattori: una splendida crescita della serie, in tutti i suoi aspetti, e miei nuovi parametri di valutazione. 

Non mi ero mai accorta di come la serie fosse esclusivamente popolata da bianchi, magri e privilegiati. A 47 ho apprezzato ed amato lo sforzo di inclusività (ricchi da far paura sempre eh, questo sia chiaro). E' stato enormemente interessante vedere donne di mezz'età raccontate, con una buona dose di onestà. 

Più di tutto ho saputo cogliere a pieno la narrazione fatta attraverso gli oggetti e gli abiti. Anche qui: a 20 anni non avevo gli strumenti per "leggere" quella parte del racconto, che pure mi ha influenzato enormemente- forse anche tanto di più proprio perché sprovveduta. 

Ma quando ho visto Carrie uscire di casa vestita così


 e, soprattutto, quando ho visto questo dettaglio


io non ci ho visto solo un abito rosso con una giacca che come cazzo si manterrà se non te la infili. 

Qui c'è Carrie che fonde la sua vita di prima- la collanina, la balza di tutù- con quella di dopo- le perle, la giacca di Mister Big- e che se ne va dolente ma non spaventata verso una porta che si apre su un mondo pieno di luce. 

E dato che devo imparare ancora molto sulla lettura del sotto testo, come dimostra il mio totale disappunto per la scelta dell'abito parigino, non vedo l'ora arrivi la seconda stagione. 

E continuo  a volere un tutù, anche nella versione 2022. 



 


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