Diario di una (a) dieta #9

Estate 2021. Ho indossato il costume senza nemmeno un attimo di disagio.

Roba che in nemmeno nei più folli scenari distopici poteva essere plausibile. E invece. 

A marzo ho ripreso ad essere seguita dalla nutrizionista, con l'ambiziosissimo progetto di fare l'ultima dieta della mia vita. Non ne potevo più. La combinazione felice di giusta professionista e feroce determinazione ha dato i suoi frutti. A giugno ho raggiunto il peso desiderato e sono entrata in mantenimento. E' passata l'estate, e sono ferma allo stesso peso- che è poi quello di 15 anni fa. 

Non canto vittoria, non ho smesso di essere seguita e non credo di aver raggiunto lo scopo: altre volte ho raggiunto il risultato e non sono riuscita a mantenerlo. La vera sfida è questa, trovare l'equilibrio sereno, ed è appena iniziata. 

C'è però una novità assoluta, rivoluzionaria. Sono, tutto sommato, a mio agio. Le volte in cui mi piaccio nelle foto e mi piace come mi cadono gli abiti sono molte di più di quelle in cui manderei tutto al rogo. Se qualcosa mi va male non penso più di dover dimagrire ulteriormente e ho smesso di credere che sia colpa mia. 

Ripeto: non è la prima volta che ho questo peso. Ma allora continuavo a dannarmi, trovandomi mille difetti. Oggi mi piaccio, abbastanza. Non mi sento bellissima o perfetta, ci sono ancora molti momenti in cui coprirei ogni superficie vagamente riflettente MA ci sono anche momenti in cui mi guardo tutta orgogliona.

La differenza sta tutta nella testa, in tutte quelle volte che abbiamo parlato di queste cose, nelle letture, nei ragionamenti. Nei momenti in cui ho ascoltato come mi sentivo e provato, pezzo per pezzo, a smontare e rimontare tutto. Ogni volta un po' meglio, ogni volta un po' storta. Sempre io. 

E questo, più del peso, più del mantenimento, più dei vestiti, questo mi pare il risultato più bello. 

Su cui non smettere mai di lavorare.