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La scoperta del riccio

Ho passato 45 anni convinta di avere dei capelli ingestibili: non davvero lisci, non davvero mossi. Sottili, refrattari ad ogni piega, nessun trattamento o colore durava a lungo- tranne quelli che non mi piacevano. 

Un disastro a cui ho provato a mettere rimedio in ogni modo: voi nominate un trattamento, io l'ho fatto. Non paga, sono passata a dare la colpa ai prodotti e poi agli strumenti, cercando sempre nuovi miracolosi attrezzi. Sempre con scarsi risultati. 


La fulminante scoperta che ha cambiato tutto è arrivata per caso, come ogni vera scoperta che si rispetti.

Avevo trascorso tutti i mesi estivi senza toccare phon o piastra, lasciando i capelli al loro riccio post mare. Un mosso ben sostenuto che amo molto e che ottengo solo con asciugatura naturale dopo la spiaggia. In autunno sono tornata al mio viola ed al liscio artificiale.

Dopo nemmeno 20 giorni, al ritocco della frangia, i miei capelli erano rovinati molto più che dopo 3 mesi di sole e salsedine. Tornando a casa, mi sono chiesta se non potessi dare una nuova possibilità al diffusore, che avevo usato solo quando ero riccissima dopo una permanente. 

Era fine settembre 2020, la mia vita non è mai più stata la stessa. 

Da allora porto i capelli naturali, ossia ricci, e tutta la mia complicata gestione shampoo/uscite/messa in piega è scomparsa. Ho più tempo per dormire al mattino, i miei capelli sono meno stressati, ho perso quella perenne sensazione da "non sono in ordine". Mai e poi mai avrei creduto di essere riccia. Mai. Eppure, che conquista. 

Essere riccia è una liberazione sotto moltissimi punti di vista, anche altamente filosofici: i capelli ricci ti obbligano a fare i conti con l'imprevedibilità, a rassegnarti al corso delle cose accettandone la loro natura. Essere riccia ti obbliga a fare i conti con l'imponderabile, il fuori programma, l'imprevisto. 

Ti lavi i capelli e non sai mai che risultato avrai. Come nella vita.

Amo ancora molto il liscio: hai quella magnifica sensazione di ordine e controllo. Peccato sia solo apparente e costi moltissimi sacrifici.

Io volevo parlarvi dei prodotti che sto usando per curare il mio riccio. Vi giuro che non lo so come sono arrivata a quest'inno filosofico-esistenziale del riccio, ma va bene così. 

Questo post è l'equivalente di uno shampoo quando sei riccia. 

Poi parleremo anche dei prodotti, promesso.  

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La vita è troppo corta per usare cattivi cosmetici

 ... o makeup, o vestiti. E vale anche per il cibo, le amicizie, l'amore. 

Insomma, è una massima universale. 


Ma visto che qui si parla soprattutto di beauty (sì, ormai parlo di tutto. Facciamo finta che sia ancora un blog tematico. Facciamo finta che esista ancora questa categoria). Dicevo, siccome qui si parla di cosmetica, restiamo in quest'ambito. 

A lungo sono stata preda dell'accumulo ossessivo e dell'acquisto feroce e indiscriminato. 

Sono poi passata per la fase ascetica di smaltimento e ban cosmetico. Ci sono voluti anni per arrivare al punto zero, ma ce l'ho fatta-eccezion fatta per makeup e profumi. Ma lì non ho mai avuto intenzione di arrivare al punto zero, anzi, mi intristirei se succedesse.   

Oggi sono in un stato di grazia ed equilibrio a cui tengo moltissimo: ho una scorta minima di prodotti quotidiani a cui sono fedele (shampoo, bagnoschiuma, deodoranti, struccanti). Un solo protocollo skincare in uso. Un solo programma di cura corpo. 

I miei cassetti sono pieni di molte cose ma non di creme inutilizzate. 

Quando sto per finire un prodotto, se non è un riconfermato, mi dedico a lunghissime, estenuanti e super minuziose ricerche del suo sostituto e mi divertendo immensamente. La scelta può richiedere mesi interi, molti ripensamenti, comparazioni dettagliate. Questa specie di caccia al tesoro cosmetico mi appassiona e rilassa. 


Come mi sento quanto cerco un nuovo cosmetico


Ma a dispetto di tutte le mie ricerche e buona volontà mi capita- e capiterà sempre- di sbagliare clamorosamente.

Fino a un po' di tempo fa mi sarei costretta comunque a finire il prodotto, maledicendomi internamente ad ogni utilizzo. Ora non più. 

Dove possibile, le uso in maniera alternativa (una crema viso troppo ricca? Collo e decolletè, in abbondanza). Altrimenti le regalo, consapevole che un prodotto inefficace o sgradevole per me può essere la perfezione per un'altra persona. 

E se invece le trovo davvero pessime? Le cestino, senza nessuna remora. 

No, non mi sento in colpa. No, non credo di stare alimentando una cultura consumista. No, non sono una sprecona né- fidatevi- ho a disposizione fondi illimitati. 

Credo semplicemente di meritare prodotti che mi rendano felice e mi facciano stare bene. Ci metto tutto il mio impegno e le mie capacità per compiere la scelta giusta. Ma posso sbagliare. E credo che si faccia sempre in tempo a correggere un errore, senza infliggersi punizioni inutili.  

E so che questo processo di comprensione è stata una magnifica liberazione, che auguro a tutti (sì, per tutto). 

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Where the magic happens

Il protocollo viso di cui parliamo oggi è stata una prima volta da molti punti di vista. Sono stati un regalo. In autonomia non li avrei mai presi, per molti motivi.  

Non avrei mai usato prodotti tanto costosi e così espressamente per pelli mature. Men che meno avrei mai scelto pack e formulazioni così sobrie- senza particolari profumi, colori, etc. 

Insomma, siamo decisamente fuori dalla mia "comfort zone". E infatti è stato magico.

Il trio che ha saputo stupirmi sotto ogni aspetto è quello della linea Excellage della Institut Esthederm.


Tutti i prodotti sono pensati per "Pelle atona, rilassata o resa fragile dal tempo che passa. Mancanza di comfort e luminosità. Tutti i tipi di invecchiamento: cronologico, ormonale e ambientale". 

Da gennaio e fino a pochi giorni fa ho usato il siero, la crema viso e il contorno occhi.  

Usarli e amarli è stato un tutt'uno. Tutta la linea sa coniugare una estrema ricchezza ad una meravigliosa leggerezza. L' assorbimento è velocissimo, cosa che mi ha permesso di effettuare la routine completa sempre, anche quando avevo pochissimo tempo. 

Sono incolori e pressoché inodori ma la gradevolezza è assoluta e i risultati si vedono davvero già da subito - e io vi giuro che a questo slogan non ho mai creduto. La mia pelle è più luminosa, compatta, distesa.  

Normalmente il mio orgoglio da "no, non sono così vecchia" misto al mio budget più basso non mi avrebbero mai fatto avvicinare a questa linea. 

Eppure mi ha conquistata sotto moltissimi aspetti ed ha messo in discussione molte mie certezze cosmetiche, non ultima la definizione di lusso e la consapevolezza delle mie esigenze. 

Un'esperienza magica, pienamente soddisfacente che ha come vera sola pecca di non avere nessun loro istituto nelle vicinanze: visto il costo dei loro prodotti un acquisto al buio è assolutamente impensabile. 


Li ricomprerei: sì (ed è previsto per il prossimo autunno/inverno)

Li consiglierei: sì

Li regalerei: sì




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Come spendere poco per avere la certezza di dover spendere di più

Ho recentemente fatto un ordine su Maquibeauty. 

I miei molto amati prodotti anticellulite della Cien erano finiti, la Lidl non si decide a realizzare la nuova E.L. (perché non siano in permanente non lo capirò mai) e io mi sono fatta tentare da alcuni prodotti della Revuele, brand spagnolo super economico che avevo già sperimentato con soddisfazione per alcuni prodotti viso. 



 

Non paga, ci ho anche aggiunto una crema dal folle prezzo di 3€ del brand Organic Kitchen (di cui non trovo il sito web. Indicatore che avrei dovuto considerare, probabilmente). 



Non mi dilungo sui particolari dei singoli prodotti dato che mi è assolutamente evidente che non hanno nessuna proprietà: la crema slim effetto caldo non è nemmeno vagamente tiepida, il gel seno è poco più di una crema acquosa e la crema per il vitino da vespa non ha nemmeno un profumo gradevole (ed è dello stesso identico  arancione dell'etichetta, cosa che trovo inquietante).   

Mi pento? Nemmeno un poco. Il totale di questo "esperimento cosmetico" ammonta a 7,5€ e io ora so con certezza che devo comprare qualcosa di diverso. 

Se non avessi osato, avrei continuato a chiedermi se davvero c'era la possibilità di spendere di meno.  


Voglio dire: la politica di zero rimpianti vale per tutto, cosmetici inclusi.  


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Persa tra i boschi

Mai come in questi mesi di lockdown e reclusione, ho letto libri che avevano la natura e le montagne come protagonisti. 

Non è stata una scelta voluta, me ne sono accorta dopo: ho cercato nei libri quel respiro che nella vita ora ci è negato. 

Tra le varie letture, quella che più mi ha trascinato lontano e mi ha fatto respirare a pieni polmoni- riuscendo allo stesso tempo ad emozionarmi- è stata sicuramente "La saga di Gösta Berling" di Selma Lagerlöf.


Come dal titolo, è la storia di Gösta, cavaliere scanzonato e avventuroso, e della sua compagnia. 

Lo stile è volutamente quello delle saghe e, passati i primi capitoli, l'ho apprezzato a maggior ragione. Più che se fosse stato scritto in una prosa "moderna" ha saputo portarmi via dall'angusto periodo, trascinandomi via in un mondo di boschi di betulle, lupi che ululano alla luna, slitte lanciate in corse folli sotto cieli stellati e puri.

Tutta la natura della Svezia, nel suo magnifico indomito splendore, assieme ad amori palpitanti, onori riscattati, meschinità punite e tranelli diabolici da cui redimersi. 


 Una delizia assoluta, in cui mi sono persa con grande piacere. 

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