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I once had a book, or should I say, he once had me...

maggio 14, 2014

Ci sono libri, e non sono pochi, che ho inziato molte volte in vita mia senza mai arrivare alla fine. Non perchè non mi piacessero ( io abbandono i libri che non mi piacciono senza sensi di colpa: troppo mondo che mi attende, per perdere tempo con loro) ma perchè in qualche modo non riuscivamo ad entrare in sintonia. 

Sento, in qualche modo, che sono libri che potrei amare e non ho dubbi a riconoscerne la bontà stilistica ma non sono riuscita ancora ad entrare in contatto con loro. Semplicemente, non è il "nostro" momento. E se sono così convinta di questa teoria, se do per certo il fatto che arriverà il giorno in cui ci incontreremo e ci capiremo e ci ameremo è perchè mi è già successo. Con uno dei libri che più amo in assoluto. Mi è successo con Norwegian Wood, Tokyo Blues di cui in casa abbiamo due copie (cose che capitano quando si sposa qualcuno dai gusti simili...)


Mi fu regalato, assicurandomi che l'avrei amato. Ma più lo leggevo più mi intristiva. Lo trovavo angosciante, cupo e disperato. Mi teneva di malumore tutto il giorno. Lo lasciai lì, abbandonato, chiedendomi come mai si potesse amare un libro così disperato e disperante. 

Anni dopo, mi capitò di nuovo davanti. In qualche modo sapevo che la resa dei conti sarebbe arrivata: e quella volta l'ho amato dalla prima all'ultima parola. E da allora Murakami non mi ha mai delusa. Continuo a credere che non sia una storia facile o leggera, ma ci trovo dentro una quantità enorme di amore e dolcezza e intelligenza della vita. La storia è tutta un ricordare e guardare all'indietro e pure, alla fine, mi lasciò con lo sguardo e il cuore decisamente al futuro. 
 
Con questo romanzo, ho scoperto molte cose. Ho conosciuto un maestro della letteratura contemporanea: Murakami crea universi interi, con uno stile tutto suo che può risultare difficile all'inzio (vedi il mio caso) ma che è poesia in prosa. 

E ho imparato che ci sono libri, e storie, e incontri, che hanno un senso solo in un certo momento della vita e a non negare mai una seconda possibilità. Ho imparato a dare tempo, a dare spazio. A lasciare che certe idee, sensazioni, emozioni trovino il loro modo di compiersi e diventare chiare ed evidenti. Ho imparato (anche se poi troppo spesso lo dimentico) il valore della pazienza e del non forzare le cose: perchè quando verrà il loro momento, sarà così evidente che non avrò dubbi.


15 commenti

  1. Sono sicura che a volte non sia il libro ad essere sbagliato, ma semplicemente il momento.

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  2. Ecco io l'ho iniziato e mai finito. Dici dovrei ritentare?

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    1. Dico di sì. Senza fretta: quandoa rriverà il suo momento, lo saprai ;)

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    1. Che bello scoprire di non essere la sola a pensarla così :)

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  4. Murakami <3 ne ho scritto anch'io, ormai quasi due anni fa.
    Murakami secondo me è spesso così, deve essere il SUO momento. Ho libri suoi che aspettano da anni, uno iniziato ad agosto - semplicemente SO che quando sarà, chiamerà.
    Comunque, il mio preferito è Kafka, e quello che sento più vicino DDD. Tu?

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    1. Questo è stato il libro con cui l'ho scoperto, per cui ho un rapporto speciale con lui...Però Kafka è il mio preferito ad oggi!!

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    2. Kafka è speciale davvero... Ho avuto più di qualche discussione online con gente che non capiva, si lamentava dell'inconsistenza della trama, vedeva spiegazioni mancanti dove per me erano chiarissime (la madre? La sorella? La scena della foresta? La morte del padre?)... È particolare, credo che se non entra sottopelle non è comprensibile. È un libro che deve possederti.

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    3. Credo che sia vero sempre, ma con Murakami un po' di più. C'è bisogno di accettare "la chiave di lettura". Chè poi io con Kafka ho avuto una sintonia immediata :)

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  5. Un anno e mezzo fa comprai cent'anni di solitudine di Gabriel garcia marquez. In lingua originale, dato che potendo perché mai mi sarei dovuta accontentare di una traduzione? Eppure...le pagine passavano ma non mi esaltava. Non ho mai dato la colpa al libro, sapevo di essere io il problema e allora lo lasciai lí, in un angolo. Appena saputo della sua scomparsa, non so il perché ma ho subito recuperato il libro..sapendo che stavolta lo avrei letto. Infatti è così, pagina dopo pagina non vedo l'ora di sapere cosa succederà.

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    1. Alla notizia della sua morte, ho deciso di rileggerlo anche io: sarà tipo la quinta volta ma non smetto di amare quell'universo magico e quei personaggi fantastici. <3

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  6. Andavo al liceo quando l'ho scoperto: me lo ha prestato una cara amica. Poi l'ho riacquistato all'università e riletto, riletto e riletto... E lo rileggo ancora quando voglio ritrovare tutte quelle emozioni potenti e delicate che caratterizzano questo libro. Ed è incredibile come, leggendo, io riesca a sentirmi un po' Watanabe, Naoko e Midori allo stesso tempo.

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    1. Rileggere è sottovalutato. Per me è come fare visita a un amico: non è che siccome lo conosci hai meno piacere a incontrarlo :)

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